In un paese come l’Italia dove il lavoro manca, la disoccupazione giovanile raggiunge livelli esasperanti, il lavoro, quando esiste, è malpagato, senza sicurezza, in nero, discriminante e senza prospettive, che senso ha festeggiare il 1° Maggio?
Inoltre sulla donna ricade “l’altro lavoro”, quello non riconosciuto: l’impegno domestico utile a soddisfare i bisogni primari dei membri della famiglia e la cura quotidiana degli stessi; ed in più essa viene discriminata anche in base alle sue scelte di vita : la maternità, ad esempio, viene vista come un intralcio all’ efficienza produttiva. Ogni ambito della nostra vita viene quindi commisurato in termini di produzione per il capitale da quando nasciamo fino alla nostra morte.In questo senso all’istituzione scolastica è delegato il compito di
instaurare nella società una deplorevole classificazione tra chi rappresenterà la classe dirigente di domani e chi i precari del futuro.La Buona Scuola, riforma del governo Renzi, esalta questa suddivisione tra le categorie attraverso l’alternanza scuola-lavoro che prevede per il triennio 400 ore negli istituti tecnici e professionali e 200 ore nei licei in enti privati o pubblici.Questo “modello di apprendimento” è un palese mezzo di incremento erafforzamento delle disuguaglianze sociali all’interno dei luoghi dei saperi e di produzione di sfruttamento e manovalanza gratuita.
L’alternanza scuola-lavoro educa studentesse e studenti al precariato, ponendosi l’obiettivo di mercificare ed economizzare la cultura. Infatti, fino ad oggi, ha solo incrementato gli interessi delle aziende, danneggiando e smantellando del tutto il diritto allo studio.
Molteplici sono stati i casi di alternanza scuola-lavoro, dall’approvazione
di Taranto, dove alcune classi svolgono un percorso di alternanza in ILVA, l’industria siderurgica che da 60 anni ad oggi ha ucciso migliaia di tarantini e continuerà per un tempo ancora indeterminato.
In questa logica il Sud resta ancora relegato a modelli di sviluppo del ‘900; i potentati economici continuano nei nostri territori devastati e depauperati da decenni di sfruttamento a gettarsi come avvoltoi su delle carogne da spolpare fino all’osso. La prassi è sempre la medesima: grandi opere presentate in pompa magna con le più rosee prospettive occupazionali che invece si rivelano occasioni di profitto per pochi già durante l’ultimazione ed in più risultano essere tragicamente impattanti a livello ambientale. L’ultimo attacco violento è rappresentato dal gasdotto TAP nel Salento dove l’opera, che ha già portato danni ambientali prima ancora di essere installata, verrà imposta nonostante una buona fetta di popolazione e di enti locali si siano espressi con forza in maniera negativa. L’acciaio tarantino, ilcarbone di Brindisi, il petrolio in Lucania, il MUOS a Niscemi e lo stesso TAP sono alcuni esempi di “siti di interesse nazionale” finalizzati” al sostegno delle guerre imperialiste nei “sud del mondo” che hanno contraddistinto le politiche guerrafondaie della NATO negli ultimi decenni, della quale il meridione resta l’avamposto militare sul Mediterraneo.
Su queste tematiche facciamo appello, alle realtà territoriali, allerealtà regionali, ed interregionali, al fine di costruire una giornatadi lotta .
PER UN PRIMO MAGGIO DELLE LOTTE
PER UN PRIMO MAGGIO DI RISCATTO
PER UN PRIMO MAGGIO DI LIBERAZIONE
Appuntamento in Piazza Castello ore 9.30