NO G7, NE G8 O G20 – VOGLIAMO LIBERTÀ, UGUAGLIANZA, SOLIDARIETÀ

La fase storica più recente (circa 30 anni) è stata dominata dall’affermarsi del «pensiero unico», cioè il primato ideologico dell’economia del libero mercato capitalistico globalizzato e dell’«unico modello possibile» di sedicente «democrazia rappresentativa» ad esso associato, entrambi attuati spesso in modo spregiudicato e/o esportati con la forza.
Col “giro di boa” del “secolo breve”, il XX, in cui nella storia dell’umanità si sono visti tutti i possibili mali immaginabili e inimmaginabili  [I e II guerra mondiale, il nazi-fascismo, gli stati polizieschi marxisti-leninisti, lo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento tedeschi o di quello degli oppositori politici nei gulag stalinisti, le guerre del Vietnam e in estremo oriente, le dittature militari sud-americane, le interminabili guerre nel mondo islamico e in medio oriente, la catastrofe umanitaria nel continente africano, il riemergere del razzismo e della xenofobia, ecc.]; con il crollo del bastione marxista e del comunismo autoritario, venuto giù con la «caduta del muro di Berlino» il 9 novembre 1989; col tramonto dello scontro tra le ideologie stataliste contrapposte, capitalismo e marxismo, l’umanità avrebbe dovuto viaggiare vento in poppa, come garantivano i “capitalisti vincitori”, verso un futuro di pace, benessere e felicità per tutti.

Al contrario, l’innescarsi delle crisi senza fine del capitalismo globalizzato, il secondo bastione dello scontro ideologico, oltre che causare gravi conseguenze alle condizioni di vita degli strati sociali più deboli, ci sta portando dritti verso una catastrofe globale che colpisce tutti, con in più il mostro della guerra nucleare che rialza paurosamente la testa.
Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito: al dilagare delle guerre regionali per il controllo delle risorse energetiche, spesso strumentalmente mascherate da guerre di religione, col conseguente corollario di atti terroristici; all’aumento delle disuguaglianze sociali e di accentramento delle ricchezze nelle mani di pochi paesi o gruppi di potere; all’aumento dell’inquinamento globale e degli squilibri climatici; alla crescita esponenziale delle migrazioni di enormi masse di umanità, a seguito delle guerre fratricide, della povertà, degli squilibri ambientali, della disoccupazione di massa.
Il G7, nato nel 1975 (che dal 1998 al 2014 aveva coinvolto anche la Russia come G8 o altri paesi come G20), è il vertice dei ministri dell’economia delle sette nazioni sviluppate con la ricchezza nazionale netta più grande al mondo; fu fondato per facilitare le iniziative macroeconomiche condivise dai suoi membri in risposta alle crisi economiche mondiali, a partire da quella del 1971 (col crollo del tasso di cambio, la crisi energetica e la conseguente recessione) che ormai si ripetono in continuazione, creando nel mondo un crescente divario tra i pochi ricchi e una massa di miliardi di poveri.
… E per non disturbare lor signori è stata militarizzata la città: “_Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant_” (Laddove fanno il deserto, lo chiamano pace – _Publio Cornelio Tacito_).
Dall’11 al 13 maggio: 80 scuole chiuse, interi quartieri blindati (da Libertà a Madonnella, da Bari Vecchia a Murat), alcune strade saranno interdette al traffico e in alcune zone sarà vietato anche camminare a piedi. Stanno terrorizzando la città, attraverso i mass-media compiacenti, diffondendo la paura per atti terroristici o per manifestazioni violente causate dalla calata dei “black block”, il tutto “per proteggere i baresi dal pericolo”.
A questo clima si sono accodati i sindacati CGIL-CISL-UIL-SALFI-FLP e l’USB (??? N.d.R.) che con le loro segreterie territoriali hanno chiesto la chiusura anche degli uffici pubblici. “Ragioni di sicurezza spingono alla chiusura, nella zona ad alto rischio — spiega in una nota la Fp Cgil Puglia — non solo per eventuali attacchi terroristici ma anche per la presenza di manifestanti violenti, pure previsti in occasione di incontri istituzionali di caratura internazionale come il G7.
Noi non ci facciamo intimidire o terrorizzare e, nonostante tutto, allo Sciopero Sociale del 13 maggio CI SAREMO ANCHE NOI, per testimoniare il diritto e la libertà di protestare contro le politiche egoistiche che pochi potentati decidono sulla vita e la pelle di tutte/i e dell’intera umanità.
CIB Unicobas UniBa
“Per una Società Senza Classi, per l’Autogestione Sociale”